Da quando cerco di farmi aiutare dal bento per tenere un’alimentazione equilibrata, anche i miei bambini si sono appassionati e quindi se prima era una mia stravaganza relegata all’ispirazione estemporanea, adesso è diventato quasi un obbligo quotidiano da portare a termine.
Questo significa che mi sono dovuta ingegnare per essere produttiva ed efficiente.
Leggenda vuole che le donne giapponesi si sveglino all’alba per preparare queste scatolette per i loro famigliari (e certo che sono magre, dopo ‘sta levataccia non hanno più energie per preparare il pranzo per sé!), preparano il riso e le altre pietanze da inserire come accompagnamento e, dopo la colazione, i vari bento sono pronti e avvolti nel furoshiki, il fazzoletto che fungerà anche da tovaglietta per ogni componente della famiglia.
Sembra, comunque, che persino loro siano favorevoli all’impiego degli avanzi della sera prima per arricchire il pasto. Sì, perché oltre a polpette, formine e faccine di tutti i colori, il bento prevede la presenza di tanti assaggini piuttosto che due piatti forti, contorno e frutta o dessert come nella composizione tradizionale dei pasti occidentali. Questo aspetto, nel mio caso, è allo stesso tempo deterrente nella preparazione perché richiede impegno, tempo e inventiva, d’altro canto è poi il risvolto più sfizioso che fa di questo tipo di pasto un momento di puro piacere e non certo assimilabile alla restrizione che ben conosciamo quando parliamo di ‘dieta’.
Un altro aspetto fondamentale che rende il bento un modo particolare di alimentarsi è l’implicito mancato utilizzo del coltello nella sua consumazione, quindi nella preparazione si dovrebbe provvedere a rendere tutto fruibile con una forchetta, se non con le bacchette giapponesi. Questo ovviamente comporta cucinare piatti già porzionati o provvedere alla divisione in bocconi in fase di allestimento del bento.
Ricapitolando per comporre un bento possiamo partire da una buona base di cereali conditi in maniera leggera o neutra (ricalcando il riso bianco giapponese che è insaporito all’aceto di riso), quindi una pasta al pesto, un riso allo zafferano, un couscous al curry, del farro al pesto siciliano, della quinoa rossa che è buona anche solo con un filo d’olio crudo (o un mix freddo di pomodoro secco e mandorle) o dell’avena saltata con olio, aglio e un’alicetta. Se avete un bento a due piani, questa portata potrebbe riempire una porzione lasciando solo un angolino per un frutto (un fico intero, una mela a pezzetti, una pesca a spicchi, o parte di essa, due prugne, una manciata di acini d’uva).
Nel secondo scomparto possiamo mettere un letto d’insalata mista (iceberg o romana a listarelle, carote julienne, ravanelli a fettine) e poi scegliere qualcosa di proteico come dei cubetti di formaggio avvolti in fettine di melanzane o zucchine gratinate, rotolini di frittata, bocconcini di pollo impanato al forno, polpettine di legumi. Possiamo poi prevedere un piccolo contenitore col condimento dell’insalata oppure un pirottino con della salsa allo yogurt o una maionese leggera. Io aggiungo spesso in una forma da muffin in silicone anche una piccola porzione di verdure cotte (in genere un avanzo).
In questa maniera il pasto è piuttosto bilanciato, vario e colorato, stuzzica l’appetito e soddisfa occhi e palato.